Lo stato di bisogno, la mancanza di medicine e di cure, favorirono, nel tempo, l’uso di molte erbe spontanee. Il decotto di fiori di Sambuco combatteva la tosse e curava l’infiammazione dei denti. I fiori si raccoglievano il giorno di S. Battista (24 giugno). Con i frutti freschi si prepara ancora uno sciroppo; con quelli essiccati si fanno decotti efficaci contro la tosse. L’ Elicriso era usato per profumare le stanze dei malati mettendolo sulle braci. Il decotto di Malva si usa ancora contro tutti i tipi di infiammazione.Una malattia molto diffusa era la congiuntivite, chiamata ” u ma du boccu” (il male della spina) dal modo di curarla: si prendevano una bacinella d’ acqua e 12 spine di biancospino (tanti erano gli apostoli). Ogni spina si immergeva nell’ acqua e intanto si diceva: “boccu spìn / spin – a su / pe a virtù cu te dà u segnù /cun qost’ègua currènte /porta via stu ma nascènte”; ogni spina veniva fatta passare una volta intorno all’ occhio per un totale di dodici volte. Anche all’ Elleboro fetido si attribuivano proprietà magiche, infatti osservando il numero dei suoi spicchi si poteva prevedere se il raccolto sarebbe stato scarso o abbondante: la pianta nasce nelle scarpate, a cespugli, si riconosce per il cattivo odore e ha gli spicchi come quelli dell’aglio che si trovano nel fiore in numero di 2, 3 o 4. Se il fiore aveva due spicchi si diceva :”C’è la colazione e la cena”(il raccolto sarà scarso)”. Se la pianta aveva quattro spicchi:”C’è la colazione, il pranzo e la cena” (il raccolto sarà abbondante). Se ne aveva tre…c’era già da star contenti! Gli impiastri dell’ erba Favassa, coltivata negli orti e oggi introvabile, servivano per curare i foruncoli, nelle infezioni e nelle scottature. Numerose le insalate di campo come l’ Astranzia, che nasce in primavera, si perde quando fa molto caldo, e rispunta in autunno. Fatta a cespo, è alta anche 50 cm, con fiori color rosa – lilla. Cresce anche nel grano ramificandosi tra le spighe. Si cuoceva e condiva con olio. La Borsa pastore si condiva in insalata, come le foglie di Cicoria, la Valerianella, il Centocchio, la Portulaca la Valeriana rossa. Oggi erbe e piante della zona sono raccolte e lavorate da un’ attiva industria erboristica, la Raemil, che elabora i suoi preparati su ricette del Padre Missionario Emilio Ratti, nativo di Piana Battolla, esperto di iridologia e fitoterapia.
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